06/2024

Mensili da VILLA ROMANA – 06/2024

di Elena Agudio

In un turbinio di umori e attività estive, la stesura di questo dispaccio sembra seguire il suggerimento di Rilke: scrivere solo dopo aver dimenticato ciò che si voleva scrivere... Sono successe molte cose, e il team di Villa Romana in questo momento è in grado solo nutrire un profondo senso di gratitudine per l'amore ricevuto dalla nostra comunità e il sostegno di ogni collaborator3, senza quasi riuscire a ricordare e distinguere tutti i momenti di gioia e restituzione del programma di Villa Romana.

Ma addentriamoci in questo esercizio di memoria utilizzando la scrittura come forma di archiviazione e occasione di condivisione delle molteplici traiettorie che si biforcano dalla casa di Via Senese 68 a Firenze. Il 2 giugno abbiamo aperto la Trattoria Guaiana e trasformato la nostra casa in uno spazio di convivialità aperta e radicale, accogliendo frequentator3 di vario genere e creando un contesto per affrontare una certa storia (dimenticata) di Firenze e la sua eredità contemporanea. Riconoscendoci tutti allo stesso tempo come padroni di casa e ospiti, il team di Villa Romana, i borsisti e gli artisti ospiti della casa si sono impegnati nel primo esercizio domestico del nostro programma: Niccolò Moronato, Prince Asford e Alice Jasmine Crippa ci hanno offerto l'opportunità di un'esperienza multisensoriale, un progetto che ci ha permesso di realizzare ciò che non avevamo ancora realizzato - attraverso l'amplificazione del gusto, del sapore, del suono, ma anche della ricerca d'archivio e della raffinata "tecnologia" artistica di fare un uso diverso della storia. La Trattoria Guaiana ha ospitato pranzi e cene, mettendoci a confronto con la “fabulazione critica” e la possibilità di immaginare come potrebbe essere diversa la nostra cucina se il progetto coloniale voluto da Ferdinando I de' Medici agli inizi del XVII secolo in America Latina avesse preso forma. Un'esperienza sensoriale e un progetto che ci aiuta a fare i conti con una traiettoria a lungo termine, confrontando gli effetti della colonizzazione sulle tradizioni alimentari locali – sia di chi è stato colonizzato che di chi ha colonizzato, come ha scritto Jacqueline Graeves Monda nella sua recensione del progetto su Linkiesta.

Moronato-Asford-Crippa ci hanno dato spunti di riflessione e hanno attivato conversazioni pubbliche istituzionali su alcune tracce perdute della storia coloniale toscana: con il Museo dell'Antropologia, il Museo della Specola e l'Opificio delle Pietre Dure (rispettivamente con i curatori Francesca Bigoni e Fausto Barbagli e con la restauratrice Guia Rossignoli). L3 attual3 borsist3 di Villa Romana - tre dei quali sono originari dell'America Latina - si sono confrontati con il progetto da un punto di vista particolare, contribuendo con una prospettiva significativa che ci ha permesso di avere conversazioni euristiche e ci ha messo di fronte a una necessaria politica delle emozioni.

Il 26 giugno abbiamo avuto l'onore di ospitare alla Trattoria la regista Daphne Di Cinto, che ha proiettato il suo cortometraggio Il Moro, che racconta la storia (e la vita interiore) del primo Duca di Firenze, Alessandro de Medici, figlio illegittimo di una donna africana schiavizzata e di Papa Clemente VII. Il duca Nero, assassinato nel 1537 dal lontano cugino Lorenzaccio, e la narrazione favoleggiata da Daphne di Cinto, ci hanno aiutato ad approfondire la storia e il contesto in cui agiamo, fornendoci strumenti critici per comprendere la complessità della spedizione coloniale del 1608.

La Trattoria è aperta fino al 14 luglio, venite a trovarci per il finissage organizzato dagli artisti il prossimo sabato!

Mentre a Firenze mescolavamo sapori e svelavamo storie dimenticate, a Berlino abbiamo continuato a mostrare il lavoro dei Villa Romana Fellows 2022 e 2023. Dopo l'apertura del primo capitolo di Greater Than the Sum of Our Parts il 30 giugno, lo scorso giovedì 4 luglio abbiamo esposto l'incredibile lavoro di un'altra costellazione di artisti: Jasmina Metwaly, Alexander Skorobogatov, Diana Ejaita e Pınar Öğrenci, secondo l’idea curatoriale di Mistura Allison: Rizomi mitologici e tecnologie ancestrali. Abbiamo avuto l'occasione di presentare l'ultima pubblicazione di Villa Romana, una serie di quattro libretti dei Fellows 2022 - prima edizione di una collaborazione con Archive Books che continuerà per i prossimi anni del programma di A House for Mending, Troubling, and Repairing. Non potremmo essere più orgogliosi del risultato audace e sofisticato di tanti mesi di lavoro e di immaginazione collettiva!

La nostra Fellow Tuli Mekondjo negli stessi giorni ci ha regalato una incredibile e commuovente conversazione sul suo lavoro insieme a Paz Guevara alla galleria della DAAD . L’occasione ha rappresentato per noi un momento importante di confronto, e allo stesso tempo di scambio e di incontro tra divers3 borsist3 di Villa Romana.

Nelle ultime settimane Villa Romana è passata sulle onde radio diverse volte, con la nostra borsista Monai de Paula Antunes e il suo progetto Archipel Stations Community Radio, e con Radio Papesse: siamo stat3 fortunat3 e onorati che entrambe abbiano curato sessioni evocative nella Trattoria Guaiana. Restate sintonizzat3, perché condivideremo materiale al più presto!

Come l'anno scorso, anche quest’anno abbiamo deciso di segnare il passaggio alla stagione astronomica dell'estate con una serie di performance e interventi nel nostro giardino. In collaborazione con le iniziative fiorentine ooh-sounds e Nub Project Space, il 21 giugno abbiamo invitato l3 nostr3 borsist3 di Villa Romana e i residenti del Giardino, insieme ad altri ospiti, a celebrare il giorno più lungo dell'anno, riattraversando gli ordini cosmici più grandi di noi: per guardare oltre il "nostro giardino", oltre la nostra arroganza antropocentrica, e per riallacciare un rapporto con gli ordini e i ritmi cosmici più elevati che sembra abbiamo impoverito nel corso dei secoli.

Tra il 24 e il 25 giugno, una parte del team di Villa Romana si è recata a Roma su invito dell’artista Hamedine Kane, borsista di Villa Medici. Invitati a intervenire al rendez-vous Circolo Nero N***8 / Incontri panafricani @villamedici, abbiamo contribuito con un gesto curato, disfacendo in modo performativo la tela di 40 metri di Samuel Baah Kortey realizzata durante la sua Fellowship dello scorso anno: Na Who Give Up Messop. Un omaggio a una vibrante comunità di afrodiscendent3 attiva in Italia e troppo trascurata a livello internazionale. Il gesto è stato accompagnato da un intervento sonoro di call and response del sound artist italiano SADI, per finire con una dinamica listening-to-move-session di Le Chef aka Elijah Ndoumbe. La nostra meravigliosa amica e artista di grande versatilità Kaaj Tshikalandand ci ha regalato interventi più che brillanti durante i due giorni di incontri, coronandoli con una vibrante offerta agli antenati.

Anche quest’anno abbiamo avuto l’occasione di ospitare parte dell’African Diasporic Cinema Festival (ADCF) in Villa e di conferire un premio al migliore cortometraggio in concorso – o a quello chiaramente più intrecciato al progamma di Villa Romana. La nostra scelta è stata per Moyo di Henry J. Kamara, un’opera che riflette sulla agency dell3 bambin3 attraverso un’incredibile storia di resilienza collettiva. Una speciale menzione invece l’abbiamo conferita a More Dangerous Dead Than Alive, un film sulla vita di Ken Saro-Wiwa, scrittore, poeta e attivista nigeriano, promotore del Movimento per la Sopravvivenza del Popolo Ogoni. Nel 1995, pochi mesi prima di essere processato e impiccato, Saro-Wiwa aveva ricevuto il Goldman Environmental Prize in riconoscimento della sua attività in favore dell'ambiente.

We give thanks: ringraziamo tutti e continueremo a farlo reciprocamente, perché questo è alla base della nostra prassi. Solo attraverso la collaborazione, l’interdipendenza e la polifonia crediamo di poter lasciare un contributo significativo. Per noi, per le comunità a noi legate e per le generazioni a venire.

Fresh Off The Press!
dall'Ufficio di Villa Romana

Leggete queste interviste, recensioni e articoli appena stampati e pubblicati.

https://www.ad-italia.it/article/cosa-vedere-a-firenze-5-posti-consigliati-dai-local/

https://www.linkiesta.it/site/gastronomika/

https://www.intoscana.it/it/artecucina-trattoria-getta-un-ponte-tra-guyana-francese-e-toscana/

https://www.cibotoday.it/citta/firenze/trattoria-guaiana-villa-romana-firenze.html

(After)Word
di Mistura Allison

La parola del mese è Fabulation*.

La nozione di "fabulazione speculativa" di Haraway suggerisce una forma di narrazione che va oltre la semplice immaginazione per creare nuove realtà e possibilità. In questo contesto, le opere di Skorobogatov, Metwaly, Ejaita e Öğrenci possono essere viste come atti speculativi che non solo riflettono ma modellano attivamente la memoria culturale. L'enfasi posta da Haraway sull'interconnessione di tutte le forme di vita risuona profondamente con i miti botanici di Skorobogatov, dove piante e uomini sono legati da narrazioni condivise. Allo stesso modo, il concetto di "soggettività nomade" di Braidotti, che sottolinea la natura fluida e mutevole dell'identità, si allinea con l'esplorazione di Metwaly dei confini temporali e della natura mutevole della memoria e del mito. L'attenzione di Ejaita per la memoria ancestrale e la terra fa eco all'appello di Braidotti per una comprensione fondata e incarnata del nostro passato, mentre il simbolismo ciclico di Öğrenci riflette la lotta continua contro l'amnesia storica e la necessità di una vigilanza perpetua. Attraverso le loro opere, questi artisti ci invitano a vedere i miti non come reliquie lontane, ma come forze dinamiche che plasmano la nostra realtà. Come ci confrontiamo con queste narrazioni? Ci limitiamo a raccontarle o permettiamo loro di trasformare la nostra comprensione di noi stessi e del mondo che ci circonda? In questa rivisitazione, gli artisti ci ricordano anche l'importanza di preparare il terreno, di creare le condizioni necessarie affinché nuove narrazioni possano attecchire e fiorire. Questa preparazione implica un'apertura alla polifonia e la volontà di mettere in discussione e decostruire le narrazioni consolidate. Accogliere la stranezza e l'apparentemente assurdo. È un processo di coltivazione continua, in cui il vecchio e il nuovo, il mitico e il reale, coesistono e si fondono**.

*Grazie Donna Haraway

**estratto dalla nota curatoriale di Greater Than The Sum of Our Parts, rizomi mitologici e tecnologia ancestrale

PEPITE - Sonic Nuggets
dall'Archivio di Radio Papesse

È estate e quest'anno Radio Papesse compie 18 anni. Siamo ufficialmente adulti!!!! Per festeggiare vi invitiamo ad ascoltare un'immersione profonda nel nostro archivio sonoro, selezionato e mixato dalla sound artist Giulia Deval. What does this story need? è una digressione attraverso una moltitudine di voci che si concentra su ciò che è più profondamente legato alla radio: la narrazione nelle sue molteplici forme, la memoria e la memorizzazione, l'oralità, la scrittura, la registrazione e il supporto, la conoscenza e la tecnologia, il potere, la resistenza e l'archiviazione stessa.

Ricette Evergreen
di Claudia Fromm

Il nostro oleolito di iperico e le sue proprietà

Le piante medicinali nel nostro orto hanno avuto una fioritura rigogliosa e meravigliosa nelle ultime settimane!

Durante il periodo tra il 20 e il 24 giugno, tra il solstizio d´estate e la festa di San Giovanni a Firenze, abbiamo raccolto i fiori e qualche foglia di Hypericum perforatum e preparato l´oleolito di iperico che possiede una forte azione cicatrizzante, antiinfiammatoria, lenitiva e antisettica ed è quindi perfetto per le scottature solari, ustioni, feriete, infiammazioni e irritazioni della cute come ad esempio eritemi. È utilissimo anche per sciogliere le contratture muscolari e i dolori articolari. È un ottimo doposole e antirughe.

La ricetta dell'olio di iperico prevede solo due ingredienti: i fiori freschi di iperico e olio di oliva (sostituibile con olio di girasole o di mandorle dolci).

Si raccolgono a mano le cime fiorite della pianta assicurandosi che siano ben asciutte. Poi si mettono in barattoli di vetro ricoprendole completamente di olio. Questi contenitori vanno lasciati all'aperto, sotto il sole, e scosse una volta al giorno per rimescolarne il contenuto. Dopo pochi giorni magicamente l'olio inizia a tingersi di rosso.

Passati 40 giorni, il contenuto va filtrato, con un colino e con una garza, e può essere imbottigliato in flaconi più piccoli. L'olio che si ottiene è di un colore rosso rubino e di un profumo intenso.

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