Jermay Michael Gabriel è un artista transdisciplinare italo-etio-eritreo, nato ad Addis Abeba. Vive e lavora a Milano, dove ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera, presso il dipartimento di Arti Applicate. Il lavoro di Michael Gabriel si basa su uno sforzo sperimentale, e spesso estremo, di resistenza alla permanenza e all'inafferrabilità dell’archivio coloniale italiano, attraverso la sovversione dei suoi simboli di potere.
La pratica di Jermay Michael Gabriel interseca rivendicazioni identitarie e attivismo con una profonda analisi del passato coloniale dell’Italia e delle sue persistenze ideologiche, linguistiche, politiche e socioeconomiche. È evidente dal fervore della sua dialettica come la pratica di Jermay nasca innanzitutto da una esigenza personale, da un bisogno di rivendicazione identitaria del proprio essere italiano nero, di origine etiope ed eritrea poi adottato in Italia. Come lui stesso afferma, la sua ricerca si muove dal Corno d’Africa all’Europa, passando dall’Italia e attraversando ciò che questo implica a livello di passato, presente e futuro geopolitico, ma innanzitutto identitario, delle storie coinvolte su questa tratta.
Gran parte delle opere di Jermay vertono in operazioni di ‘esorcizzazione’ del trauma coloniale, concepito questo come un malessere che persiste e si tramanda fra generazioni, traducendosi in quella che lui definisce una profonda malinconia delle origini, di chi non si sente né pienamente Italiano né più africano. Un sentimento proprio di ogni diaspora che, come recentemente teorizzato da Gilroy, deriva innanzitutto dalla incapacità esterna di riconoscere e propriamente valorizzare un’identità multiculturale che ormai compone le nostre città, anche in Italia.